Controllo, report obbligatori e sanzioni tecniche: così VMware cambia le regole del gioco

Non solo aumenti: la nuova compliance incide anche su funzionalità e continuità operativa

Con l’eliminazione delle licenze perpetue e l’introduzione di controlli sempre più stringenti, Broadcom ridisegna il perimetro operativo di VMware: tra audit forzati, report obbligatori e funzioni bloccate, la compliance diventa una questione tecnica, continua e sanzionabile.

Prima di entrare nel vivo delle ultime novità, facciamo un breve recap per chi si fosse perso le puntate precedenti.

Da quando Broadcom ha completato l’acquisizione di VMware, il panorama per clienti e partner è cambiato radicalmente. Le prime mosse della nuova gestione hanno segnato una cesura netta con il passato: l’eliminazione delle licenze perpetue, l’obbligo di passaggio al modello subscription-only con durata minima triennale, l’interruzione del mensile “pay-as-you-go” per i service provider e la razionalizzazione dell’offerta in pochi bundle. Ne abbiamo parlato anche Here.

Secondo l’European Cloud Competition Observatory (ECCO), i nuovi modelli di licensing introdotti da Broadcom dopo l’acquisizione di VMware hanno causato rincari significativi per i clienti europei, con aumenti che in molti casi arrivano fino al 1500%. Una pressione economica particolarmente pesante per i cloud provider, che ha spinto ECCO e CISPE a denunciare pubblicamente la situazione.

In loro ultimo report, infatti, le policy di Broadcom vengono definite “restrittive e punitive”: i contratti proposti sarebbero vincolanti, non negoziabili e impongono durate minime di tre anni, obbligando inoltre i partner a scegliere tra il ruolo di rivenditore o fornitore di servizi, ignorando la realtà ibrida di molte imprese.

ECCO segnala anche che molti clienti sono stati spinti ad accettare i nuovi termini sotto forte pressione, dopo l’interruzione improvvisa di accordi storici. Per questo motivo, è stato rivolto un appello formale alla Commissione Europea, chiedendo regole più trasparenti, maggiore flessibilità contrattuale e una redistribuzione più equa dei costi della transizione.

Meccanismi di controllo più serrati

In parallelo alla riorganizzazione commerciale, Broadcom ha irrigidito i meccanismi di controllo, puntando su una compliance più centralizzata. Sono già partite lettere formali a clienti con licenze perpetue scadute, chiedendo l’interruzione immediata di ogni aggiornamento applicato dopo la scadenza del supporto.

Le segnalazioni emerse su Reddit e altri forum parlano di comunicazioni dettagliate e dai toni decisi, che minacciano conseguenze legali nel caso in cui gli aggiornamenti non vengano rimossi — anche se si tratta di patch di sicurezza applicate manualmente.

Un ulteriore segnale dell’inasprimento è arrivato dagli Stati Uniti, dove Broadcom ha intentato una causa contro Siemens, accusandola di utilizzo non autorizzato del software VMware. È un passaggio simbolico e strategico: la linea dell’azienda non si limiterà più a richiami e audit, ma potrà tradursi in vere e proprie azioni legali.

Ma il vero cambio di paradigma è di natura tecnica: la compliance è stata integrata direttamente nel software. Non si tratta più solo di audit esterni o controlli a posteriori. Broadcom sta portando la conformità contrattuale nel cuore dei prodotti VMware, con meccanismi nativi di tracciamento, reporting obbligatorio e persino funzioni bloccate in caso di inadempienza.

La compliance è nel codice

Di recente, infatti, Broadcom ha introdotto un nuovo obbligo per tutti i clienti VMware: l’utilizzo dei cosiddetti download token. Per accedere ai binari dei prodotti, ogni utente deve ora autenticarsi con un token personalizzato. Ogni operazione di download è quindi tracciata in modo univoco, con identificazione del cliente e registrazione puntuale del contenuto scaricato. Un cambiamento che sancisce il passaggio da un modello aperto e basato sulla fiducia a un sistema di distribuzione strettamente controllato.

È la conferma che la compliance non è più soltanto una clausola contrattuale: oggi è incorporata direttamente nel codice, nei meccanismi tecnici dei prodotti e nelle modalità di accesso.

Un altro esempio emblematico arriva dal nuovo Specific Program Documentation (SPD) di VMware Cloud Foundation, che introduce regole ancora più vincolanti. Oltre a soglie minime più elevate per l’accesso (in termini di core, socket e risorse hardware) e condizioni economiche più rigide, la novità è il sistema di Mandatory Compliance Reporting.

Ogni installazione di VCF è ora tenuta a generare e trasmettere a Broadcom, ogni 180 giorni, un Compliance Report che documenti l’utilizzo effettivo delle licenze. L’invio può avvenire automaticamente tramite il software o essere effettuato manualmente, come indicato nella documentazione ufficiale.

In caso di mancato invio, il software prevede un sistema di penalità progressive:

  • dopo 180 giorni iniziano a comparirewarning nell’interfaccia di gestione,
  • dopo 270 giorni alcune funzionalità della piattaforma vengonobloccate o limitate.

Si tratta, di fatto, di un modello di compliance tecnica automatizzata, in cui è direttamente il software a monitorare il rispetto delle condizioni di licenza. In caso di inadempienza prolungata — ad esempio il mancato invio del report di conformità — il sistema non si limita ad avvisare: trascina conseguenze operative concrete, arrivando a limitare o disattivare funzionalità chiave della piattaforma di gestione anche in ambienti di produzione.

Questo significa che i team IT rischiano interruzioni operative non pianificate, anche solo per una dimenticanza o un errore formale nel reporting. Una logica che sposta il controllo dalla negoziazione contrattuale al comportamento del software stesso, con impatti diretti sulla business continuity e margini d’azione sempre più ridotti per i reparti IT.

Conclusione: il momento delle scelte

Per molti clienti storici di VMware, il momento delle scelte è arrivato. Restare in un modello sempre più rigido e oneroso oppure esplorare strade alternative — più flessibili, sostenibili e indipendenti — per proteggere infrastrutture e continuità operativa?

At WEGG affianchiamo aziende di ogni settore come consulenti esperti di licensing e strategie IT. Possiamo supportarvi nell’analisi dei nuovi scenari, valutare insieme opzioni alternative, e aiutarvi a costruire un piano B credibile per contenere i costi e tutelare il vostro business nel lungo periodo. Anche solo sapere di avere una via d’uscita può fare la differenza.

Anche perché, oggi, la compliance non è più solo una questione contrattuale: è diventata pervasiva, incorporata nel codice e nei meccanismi tecnici. E in caso di inadempienza, non si rischiano solo sanzioni economiche, ma veri e propri blocchi operativi.

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