Home > L’horror vacui delle tecnologie low-code: posso creare tutto ciò che voglio, ma come faccio ad iniziare?
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Come superare la paura del foglio bianco in un IDE di sviluppo e creare un portfolio di applicazioni strategico? Scopri come il Portfolio Workshop e Mendix aiutano a trasformare le idee in soluzioni concrete e di valore.
L’horror vacui, o la paura della pagina bianca, è un fenomeno che si manifesta ogni volta che ci troviamo di fronte a infinite possibilità senza sapere da dove iniziare. Questo blocco non riguarda solo gli artisti o gli scrittori, ma chiunque si trovi a dover generare idee e prendere decisioni in ambienti complessi.
Nel contesto aziendale, l’adozione di tecnologie low-code ha amplificato questa sensazione: la possibilità di creare applicazioni senza limiti impone la necessità di scegliere con criterio da dove partire. Ecco che la pagina bianca non è più una tela vuota, la parete nuda di una stanza da decorare o un piatto da riempire con una pietanza… ma diventa la schermata di un IDE di sviluppo, pronta ad accogliere nuove idee e a renderle realtà attraverso il codice.
Immaginate di dover digitalizzare i processi aziendali: il numero di idee, esigenze e possibilità può facilmente sopraffarvi. Da qui nasce il bisogno di un metodo strutturato per raccogliere, organizzare e prioritizzare le idee, per trasformarle in un portfolio coerente e realizzabile.
Il problema della pagina bianca esiste in ambito informatico sin dai primi passi della programmazione, quando il classico <Hello Word> segnava l’inizio di un nuovo linguaggio. Tuttavia, con una tecnologia ancora acerba, lo sviluppo era un processo complesso e costoso, vincolato da limiti tecnici e riservato solo a esigenze specifiche o a intuizioni particolarmente brillanti.
Oggi, con l’assenza quasi totale di barriere tecnologiche, le possibilità di sviluppo sono infinite. Se da un lato questo progresso ci ha regalato applicazioni che ormai “preparano il caffè”, dall’altro ha generato un nuovo problema: un eccesso di idee poco strutturate e una crescente incertezza su come trasformarle in realtà.
Siate sinceri, per alzata di mano, quante volte avete avuto un’idea per un’applicazione? E quante volte l’avete discussa con entusiasmo, sia nelle aule universitarie che davanti a un drink con gli amici? E quante volte, effettivamente seduti davanti ad un computer e arrivati al momento di concretizzarla, vi siete trovati senza sapere da dove iniziare?
Direi che la mia tesi è fondata.
Ora immaginate di trovarvi in un’azienda con l’incarico di identificare attivamente soluzioni per automatizzare attività manuali. La quantità di possibilità può rapidamente trasformarsi in confusione, generando un senso di sopraffazione che rallenta l’innovazione.
A questo punto, dopo queste righe scoraggianti, forse alcuni di voi potrebbero chiedersi: “E quindi cosa facciamo, gettiamo la spugna e torniamo ai fogli Excel?” E la mia risposta è: assolutamente no. Noi di WEGG – The Impact Factory siamo consci del problema, e per questo siamo anche preparati a fornirvi una soluzione.
Creare applicazioni aziendali non significa solo sviluppare software, ma costruire un ecosistema digitale che risponda alle esigenze di tutte le funzioni aziendali. Senza un metodo chiaro, si rischia di disperdere risorse e sforzi in soluzioni frammentate, prive di una visione d’insieme.
Per affrontare questa sfida, servono due elementi fondamentali:
Il concetto di portfolio diventa essenziale: così come un artista raccoglie nel suo portfolio le opere più rappresentative, un’azienda deve organizzare e valutare le proprie iniziative digitali. Questo permette di identificare le soluzioni con il maggiore valore per il business, garantendo un utilizzo strategico delle risorse e un’integrazione armoniosa con l’ecosistema aziendale.
Non basta uno strumento che si limiti a creare singole applicazioni: serve una piattaforma completa, capace di gestire l’intero ciclo di vita delle applicazioni, dall’ideazione alla realizzazione, fino alla loro integrazione nell’ecosistema aziendale. Un sistema del genere consente di costruire un ambiente interconnesso, in cui tutte le applicazioni aziendali collaborano per rispondere ai diversi casi d’uso dell’organizzazione.
Per supportare le aziende nella costruzione del loro portfolio di applicazioni, in WEGG adottiamo un approccio strutturato chiamato Portfolio Workshop.
Il Portfolio Workshop non è solo un brainstorming, ma un metodo per trasformare idee disorganizzate in una strategia digitale concreta: per dirla in modo semplice, aiuta a individuare quali applicazioni portano valore reale al business.
Per ottenere il massimo da questa sessione, la realizziamo in tandem con il nostro partner Mendix , che offre la tecnologia più adatta a supportare questa visione strategica, tanto che Gartner l’ha riconosciuta come leader delle piattaforme low-code per l’ottavo anno di fila. Mendix, infatti, offre strumenti avanzati per orchestrare la creazione di un ecosistema di applicazioni aziendali.
Tra le funzionalità chiave di Mendix, il Portfolio Manager consente di organizzare e gestire le idee per lo sviluppo di applicazioni in modo strutturato. Ogni portfolio può essere personalizzato in base alle esigenze aziendali, classificando le idee per stato di avanzamento e priorità strategiche.
Grazie ai parametri definiti in fase di analisi, ogni proposta ottiene automaticamente un punteggio che ne determina la rilevanza e l’ordine di sviluppo. Da qui in poi, l’applicazione può essere seguita in tutto il suo ciclo di vita, dalla formalizzazione dei requisiti allo sviluppo, fino al go-live.
Unendo metodologia strutturata e tecnologia avanzata, il Portfolio Workshop e il Portfolio Manager aiutano a dare ordine alle idee, trasformando l’incertezza iniziale in un processo chiaro e strutturato. Non più la sindrome del foglio bianco, ma un percorso guidato che permette di costruire un ecosistema digitale coerente e armonioso. Bello vero?
Quando andiamo dai nostri clienti, seguiamo degli step chiave per garantire che il Portfolio Workshop sia efficace e produttivo.
1) scegliamo un moderatore esperto per guidare la sessione
Il workshop è gestito da un moderatore, che non è solo un facilitatore, ma un analista funzionale con esperienza nella valutazione dei processi aziendali e delle soluzioni digitali. Il suo ruolo è guidare la sessione, mantenere il focus sugli obiettivi e facilitare il dialogo tra i partecipanti. Grazie alla sua competenza, è in grado di fornire un primo feedback di valutazione sulle idee emerse, aiutando a definirne fattibilità e valore strategico, per poi inserirle con criterio nel portfolio di applicazioni.
2) coinvolgiamo gli stakeholder giusti
Il moderatore non può operare efficacemente senza le persone giuste in sala. Per ottenere risultati concreti, è essenziale coinvolgere gli stakeholder chiave, ovvero i rappresentanti delle aree aziendali direttamente impattate dal processo di digitalizzazione.
La loro selezione dipende dall’obiettivo dell’azienda: se la finalità è digitalizzare tutti i processi, è necessario coinvolgere HR, Finance, Legal, Operations ecc. e non solo il dipartimento IT. Questo approccio cross-funzionale favorisce il confronto tra figure che raramente hanno occasione di collaborare, portando alla luce esigenze comuni e sinergie strategiche. Inoltre, consente di assegnare priorità più accurate alle applicazioni da sviluppare.
3) andiamo a creare dei momenti di generazione delle idee
Una volta individuati gli stakeholder, si passa alla fase creativa. I partecipanti, divisi in gruppi o singolarmente a seconda che la sessione sia in presenza o online, annotano liberamente le idee senza preoccuparsi della fattibilità tecnica. Il focus è sulla quantità e sulla libertà di espressione: più spunti emergono, più soluzioni si possono costruire. Questa fase dura circa 10-15 minuti.
4) ci mettiamo a discutere e a classificare le idee
Discutendo apertamente le varie idee, è possibile che si instaurino confronti tra i diversi dipartimenti aziendali, ed in questo modo è più facile che si trovino soluzioni che soddisfano i requisiti di tutti.
In base alle caratteristiche delle varie applicazioni, queste avranno un punteggio. Il Portfolio Manager di Mendix lo assegna automaticamente sulla base delle informazioni inserite, permettendo di definire un ordine di priorità chiaro.
5) individuiamo l’applicazione pilota
L’output del workshop è una lista di applicazioni prioritizzata. Il passo successivo è scegliere l’app pilota, ovvero il progetto da cui partire per sviluppare l’intero portfolio.
L’approccio migliore, a mio avviso, è selezionare un’applicazione con alto valore strategico, ma con una complessità tecnica gestibile, in modo da ottenere rapidamente un primo risultato concreto, che faccia da guida per gli sviluppi successivi.
Grazie al Portfolio Workshop e al supporto della tecnologia Mendix, le aziende possono dare ordine alle idee, creando una roadmap chiara e realizzabile. La paura della pagina bianca svanisce, e quello che inizialmente sembrava un horror vacui, diventa un processo creativo strutturato, dove ogni idea trova il suo posto in un disegno coerente.
Non c’è più il vuoto da riempire, ma solo una Cappella Sistina dell’innovazione digitale. Basta lasciar fluire la creatività, sapendo che c’è chi può guidarla e trasformarla in soluzioni concrete e di valore.
*Articolo a firma di Virginia Lazzari, Business Consultant in WEGG.
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