Misurare per migliorare: il nostro approccio alla soddisfazione del cliente

Come vogliamo trasformare le interazioni con il nostro supporto tecnico in un’esperienza di valore 

Negli ultimi anni in WEGG ci siamo fermati a riflettere sul nostro modo di fare assistenza tecnica. Insieme al Team Marketing abbiamo lavorato con un obiettivo chiaro: avvicinare sempre di più il nostro servizio al principio del Focus on Value, uno dei pilastri di ITIL 4. 

Per molto tempo l’Assistenza Tecnica è stata vissuta come un servizio reattivo: c’è un problema, si apre un ticket, si interviene, si chiude. Un flusso ordinato, misurato con numeri come tempi di risposta e ticket risolti. Indicatori utili, ma incompleti: raccontano solo la parte più visibile del servizio.

Dietro ogni dato c’è un’esperienza. Ci sono persone, aspettative, frustrazioni, sollievi. 
Un esempio semplice: un cliente resta senza connessione telefonica. Il ticket viene chiuso nei tempi previsti, ma nel frattempo l’interessato ha dovuto ripetere più volte il problema che aveva a più operatori e non ha ricevuto risposte chiare.  

Il risultato? Una sensazione negativa, che pesa più di qualunque SLA rispettato. 

 

Step 1 – Ridefinire il concetto di valore 

Quindi la prima domanda che ci siamo fatti è stata: stiamo davvero misurando l’esperienza del cliente? 
I numeri ci aiutano a capire l’efficienza operativa, ma non descrivono come il cliente si sente né quanto si sente supportato. Per questo abbiamo affiancato alle metriche tecniche che già raccoglievamo alcune misurazioni qualitative dedicate all’esperienza. 

Abbiamo rivisto il concetto stesso di valore. 
Per noi non coincide con la rapidità della chiusura di un ticket: è ciò che il cliente percepisce lungo tutto il percorso — l’accoglienza, la chiarezza, l’attenzione, la sensazione di non essere lasciato solo. 

Questo cambio di prospettiva ci ha portati a immaginare l’assistenza non come un “interruttore” da attivare quando serve, ma come un accompagnamento continuo: ascoltiamo, contestualizziamo, costruiamo insieme la soluzione migliore. 

E migliorare l’esperienza non significa intervenire solo sulla risoluzione, ma anche sulle fasi precedenti. Per esempio, dai feedback è emerso che l’apertura dei ticket risultava complessa: abbiamo quindi introdotto un canale più immediato, l’invio via e-mail a [email protected], per semplificare e ridurre lo stress dei clienti.

 

Step 2 – Strutturare un modello di misurazione 

Abbiamo suddiviso l’esperienza in tre momenti chiave — apertura, gestione e chiusura del ticket — e per ciascuno abbiamo individuato gli aspetti che influenzano maggiormente la percezione del servizio, così da poterli approfondire nel questionario di feedback che avremmo inviato. 

1) Apertura: la prima impressione

Il punto di ingresso definisce spesso tutto il resto. Se il processo è semplice, il cliente sente che la situazione è già in buone mani. Per questo misuriamo facilità e rapidità attraverso una domanda diretta: “È stato facile inoltrare la tua richiesta di supporto?” 

2) Gestione: il cuore della relazione

È nella gestione che si percepisce davvero la qualità del servizio. Non conta solo la correttezza della risposta tecnica, ma il modo in cui leggiamo la situazione del cliente. Per questo chiediamo: “L’attenzione a te prestata è stata adeguata rispetto al tuo problema?” 

In questa fase abbiamo anche introdotto una novità importante: quando apre un ticket, il cliente può indicare la gravità del problema. È un primo indizio utile, ma non lo prendiamo mai come dato assoluto. L’operatore verifica sempre cosa c’è dietro quella percezione: quali sistemi sono coinvolti, quanto è esteso il malfunzionamento, qual è l’impatto reale sulle attività. Succede spesso che un problema percepito come critico riguardi in realtà un’area più limitata. E allo stesso modo, a volte una segnalazione che sembra “minore” nasconde un effetto più ampio.  

Una volta chiarito il contesto, ricalibriamo la priorità insieme al cliente e decidiamo quali azioni intraprendere. È proprio qui che entra in gioco il nostro nuovo approccio: non trattiamo i ticket come operazioni automatiche, ma cerchiamo di immergerci nella situazione del cliente per dare risposte davvero consapevoli e proporzionate.  

In altre parole, la gestione non è solo risolvere un problema: è accompagnare il cliente mentre lo affronta. 

3) Chiusura: la valutazione finale 

Quando il problema è risolto, il cliente valuta l’esperienza soprattutto su due aspetti: 

  • la qualità della soluzione, 
  • il rispetto delle aspettative sui tempi. 

Una risposta efficace nei tempi giusti può trasformare anche un episodio critico in un’esperienza positiva. 

A questa valutazione aggiungiamo una domanda finale: Come valuteresti complessivamente la tua esperienza con il nostro servizio di assistenza tecnica?” 

Per capire meglio le sfumature delle risposte abbiamo scelto una scala da 1 a 6, che ci permette di distinguere un’esperienza pienamente positiva da una che, pur non essendo negativa, potrebbe essere migliorata. I punteggi intermedi, come 3 o 4, sono spesso quelli più interessanti, perché indicano che qualcosa non ha funzionato come il cliente si aspettava.  

Per questo, quando la valutazione scende sotto una certa soglia, il questionario propone automaticamente una breve sotto-domanda con alcune opzioni per approfondire cosa non ha funzionato. In questo modo il feedback non rimane un numero isolato, ma diventa una piccola storia, un contesto concreto da cui imparare.  

Grazie a questa struttura — fasi, domande, punteggi e approfondimenti — riusciamo a ottenere una lettura migliore dell’esperienza del cliente, sia dal punto di vista tecnico sia da quello relazionale. 

Step 3 – Personalizzare la misurazione 

Non tutti gli aspetti del servizio hanno lo stesso peso nella percezione dei clienti. Per capirlo, non abbiamo deciso noi: lo abbiamo chiesto direttamente a loro. 

Dal questionario preliminare è emerso questo ordine di importanza: 

  1. Livello di attenzione al problema 
  2. Velocità di risoluzione 
  3. Adeguatezza della soluzione proposta 
  4. Facilità di apertura del ticket 

Abbiamo raccolto anche le preferenze sulla frequenza della ricezione dei questionari: c’è chi li vuole dopo ogni ticket, chi preferisce riceverli una volta al mese o al trimestre, e chi sceglie di non riceverli affatto. 

Le preferenze, aggiornabili in qualsiasi momento tramite comunicazione al Service Manager, vengono configurate nella nostra piattaforma: ogni cliente riceve le survey solo quando e come desidera. In assenza di indicazioni, la frequenza predefinita è trimestrale. 

 

Step 4 – Umanizzare le richieste di feedback automatiche 

Per rendere il processo di feedback più piacevole e meno formale, abbiamo introdotto un maggiordomo virtuale: Alfredo. 

Cortese, leggero e ironico al punto giusto, Alfredo accompagna i clienti nella compilazione dei questionari con un tono meno burocratico e freddo. Questo approccio ha aumentato non solo la quantità, ma anche la qualità delle risposte: un linguaggio umano genera feedback più autentici. 

Inoltre, Alfredo entra in scena anche in modo proattivo: se un cliente non apre ticket per lungo tempo, invia un messaggio per accertarsi che tutto funzioni correttamente o per intercettare eventuali problemi non segnalati. 

 

Step 5 – Trasformare i dati in azioni concrete 

Raccogliere feedback ha senso solo se quei dati diventano azioni concrete.  

Per questo abbiamo configurato una dashboard interattiva su Power BI che ci consente di visualizzare i risultati in modo aggregato e in tempo reale. I questionari sono anonimi, ma la possibilità di analizzare i dati per ambito ci permette di capire con precisione durante le review periodiche con tutto il team dove intervenire e su quali aspetti concentrare il lavoro con i nostri operatori. 

Esempi concreti: 

  • Se emergono difficoltà nell’apertura dei ticket… semplifichiamo i form, miglioriamo le istruzioni, apriamo nuovi canali. 
  • Se l’attenzione percepita è bassa… analizziamo il linguaggio delle interazioni e lavoriamo sulla comunicazione degli operatori. 
  • Se la soluzione non soddisfa… identifichiamo gap formativi o limiti tecnologici e interveniamo con formazione o escalation ai partner. 
  • Se i tempi non sono allineati alle aspettative… individuiamo i colli di bottiglia e ottimizziamo la presa in carico, la diagnosi e le escalation. 

Questo ciclo continuo di raccolta e interpretazione dei feedback ci consente di evolvere il servizio in tempo reale, adattandoci alle esigenze dei clienti e anticipando le criticità prima che diventino problemi strutturali.  
 
In questo modo, il Customer Care non è più solo un meccanismo di risposta, ma un vero e proprio sistema di allerta precoce e un motore di miglioramento continuo per l’assistenza tecnica, capace di superare la logica reattiva per abbracciare un approccio proattivo e orientato alla relazione.  

Infine, abbiamo poi deciso di rendere visibili in modo aggregatogli indicatori dell’esperienza che stanno vivendo i clienti WEGG all’interno della Home del nostro Portale di Assistenza Tecnica. Un modo per garantire la massima trasparenza e, allo stesso tempo, mantenere alta l’attenzione all’interno del nostro team affinché le valutazioni restino sempre positive. 

Conclusione: dal ticket alla relazione 

Il nostro obiettivo non è solo risolvere problemi tecnici: vogliamo costruire con ogni cliente una relazione basata su fiducia, trasparenza e ascolto. Ogni feedback è un’occasione per migliorare, anticipare i bisogni e rendere l’assistenza sempre più umana e utile. 

Per questo chiediamo a tutti i nostri clienti di darci una mano: i loro riscontri sono fondamentali per permetterci di aiutarli meglio. Siamo consapevoli di non essere perfetti, ed è proprio per questo che ci impegniamo ogni giorno a migliorare.

Di Alberto Andriolo, Service Manager

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