Ritardi e mal di testa da integrazione SAP? Ecco come uscirne indenni

La nostra soluzione collaudata per un’integrazione fluida (senza abusi di Tachipirina)

I progetti di integrazione SAP subiscono spesso ritardi e complicazioni, soprattutto nella fase di implementazione. Per questo, proponiamo un approccio che combina la flessibilità della tecnologia low-code con un percorso funzionale ben strutturato, semplificando il processo e riducendo gli imprevisti. 

SAP è il sistema ERP più diffuso e utilizzato dalle aziende. Indipendentemente dal settore, ogni organizzazione con cui ho interagito lo utilizza almeno per una funzione aziendale.

Il suo ruolo centrale ha portato a una serie di customizzazioni volte ad adattarlo alle esigenze di business più disparate. Tuttavia, nel tempo, queste personalizzazioni si sono trasformate in veri e propri sistemi legacy, complicando la manutenzione e rendendo la scalabilità sempre più problematica. 

Di fronte a questa sfida, molte aziende hanno capito che la soluzione non è continuare a modificare SAP all’infinito, ma piuttosto estenderne le funzionalità con applicazioni sviluppate ad hoc. Questo è il cuore del concetto di “integrazione SAP”, un’operazione ormai cruciale nella digitalizzazione dei processi aziendali. 

Il rovescio della medaglia?  Ogni progetto di integrazione, una volta arrivato alla fase di implementazione, porta con sé mal di testa pesanti. La scoperta di vincoli tecnici imprevisti impone modifiche in corso d’opera, mentre la presenza di sistemi legacy, la varietà degli scenari tecnologici e la necessità di coordinare più team allungano e complicano il lavoro di analisi, test e sviluppo. Questo comporta ritardi quasi inevitabili, che trasformano l’integrazione in una sfida ben più complessa del previsto. 

In WEGG abbiamo vissuto in prima persona questi “bagni di sangue” e ci siamo posti una domanda: come possiamo semplificare questo processo? 

Dopo aver affrontato il problema più volte, abbiamo analizzato a fondo gli aspetti chiave da considerare, sia dal punto di vista funzionale che tecnologico. Il risultato è un metodo strutturato che consente di affrontare l’integrazione con SAP in modo fluido, riducendo la complessità e rispettando le tempistiche prestabilite. 

Come partire avvantaggiati: i connettori nativi dei sistemi low-code

Sicuramente, il primo step per affrontare un’integrazione SAP in modo più efficace è scegliere la tecnologia giusta. Le tecnologielow-code, basate su sviluppo visuale e con una ridotta necessità di scrittura di codice, si rivelano particolarmente indicate per questa sfida. 

Essendo l’integrazione con SAP un’esigenza sempre più diffusa, molte piattaforme low-code hanno sviluppato connettori nativigià pronti, capaci di adattarsi a diverse versioni di SAP e alla natura specifica dell’integrazione richiesta. Questo semplifica notevolmente il processo, poiché la piattaforma low-code si occupa di gestire automaticamente aspetti che altrimenti sarebbero demandati allo sviluppo.  

Questi connettori coprono sia operazioni tecniche relative all’implementazione del flusso di comunicazione, come lo stabilimento della connessione con SAP, le procedure di autenticazione, la gestione degli errori che potrebbero avvenire, la sincronizzazione delle chiamate, test e debugging, sia aspetti funzionali, come la creazione di un’interfaccia utente per la configurazione e la manipolazione dei dati. 

In WEGG proponiamo ai nostri clienti la piattaforma Mendix in quanto èl’unico fornitore low-code certificato come SAP Endorsed Apps Partner, un riconoscimento che attesta la sua perfetta interoperabilità con SAP e la qualità della soluzione. Questo consente di affrontare i progetti di integrazione in modo più fluido ed efficiente, riducendo i tempi di sviluppo e semplificando la gestione delle connessioni. 

Vediamo ora più nel dettaglio quali strumenti mette a disposizione.   

I connettori SAP di Mendix 

Mendix mette a disposizione diversiconnettori per facilitare la comunicazione con SAP, che variano in base alla versione di SAP supportata e ai servizicon cui interagiscono. 

      Vediamo brevemente i principali connettori disponibili: 

  1. Connettore OData: progettato per integrare Mendix con i sistemi back-end di SAP, tra cui SAP S/4HANA, SAP S/4HANA Cloud e SAP SuccessFactors. Viene utilizzato nei sistemi compatibili con il protocollo Open Data. 
  2. Connettore BAPI: consente di utilizzare la Business API di SAP direttamente da Mendix. È compatibile con SAP Business Suite, SAP S/4HANA e SAP S/4HANA Cloud. 
  3. Connettore SAP Event Mesh: permette di connettersi al servizio SAP Event Mesh, utile per la gestione degli eventi distribuiti. 
  4. Connettore XSUAA: fornisce l’accesso al servizio XSUAA di SAP BTP, consentendo l’utilizzo di un identity provider esterno e abilitando il Single Sign-On (SSO). 
  5. Connettore SAP Logging: specifico per l’invio di log in un formato compatibile con Kibana, la dashboard del servizio SAP Platform Application Logging. 


Come si può vedere, Mendix offre connettori pensati per rispondere a 
diverse                     esigenze di integrazione, dallo scambio di dati alla gestione dell’autenticazione               e del logging 

Ma quindi, è tutto automatico? Basta un click e l’integrazione con SAP è completata? Ovviamente no. 

I connettori semplificano il processo, ma non eliminano la complessità che si cela dietro un progetto di questo tipo. Per garantire il successo dell’integrazione, è fondamentale seguire una serie di step che permettano di affrontare ogni fase con metodo e consapevolezza. 

In WEGG, abbiamo formalizzato un approccio strutturatoche accompagna l’attivazione del connettore, riducendo il rischio di imprevisti e rendendo il processo più prevedibile ed efficace. 

  1. Preparazione funzionale

    L’integrazione SAP viene spesso considerata un’operazione esclusivamente in carico allo sviluppo, ma questa percezione è una delle principali cause di ritardi e rework progettuali. Per questo, quando supportiamo i nostri clienti in un’integrazione SAP con Mendix, facciamo in modo che a guidare questo percorso ci sia sempre unanalista funzionale, in grado di raccogliere le informazioni necessarie coinvolgendo gli stakeholder giusti. 

Ci sono, infatti, due aspetti fondamentali da comprendere: 

  • gli elementi architetturali 

      Il primo aspetto da considerare è la versione di SAP utilizzata dal cliente, poiché              ogni versione ha caratteristiche specifiche che possono impattare sul processo.            Un altro elemento determinante è la collocazione del sistema: SAP può essere                  installato on-premises, in un cloud privato o nel cloud SAP. Questa scelta influisce            significativamente sulla modalità di connessione e sulla gestione                                                dell’integrazione. Per comprendere meglio questi aspetti, cerchiamo di coinvolgere          fin da subito il referente SAP del cliente. 

  • il requisito funzionale 
 

Una volta definita l’architettura, è necessario chiarire il requisito funzionale dell’integrazione. Le domande chiave a cui bisogna ottenere risposta sono: 

  • In quale punto del processo deve avvenire lo scambio di dati? 
  • Come deve avvenire l’accesso da parte del sistema esterno? 
  • Lo scambio deve essere unidirezionale o bidirezionale? 
  • Ogni quanto è necessario l’aggiornamento dei dati? 
  • Quale dei due sistemi funge da master dei dati? 
 

La parte business del progetto può fornire indicazioni cruciali per chiarire questi aspetti, assicurandosi che i requisiti siano ben definiti fin dall’inizio e prevenendo problemi nelle fasi successive dell’integrazione. 

  1. Scelta del connettore e configurazione 

           Una volta raccolte tutte le informazioni necessarie, è possibileidentificare il                       connettore più adatto e procedere con l’implementazione della connessione. In                 questa fase, non avviene ancora lo scambio dei dati, ma si possono già eseguire               le operazioni tecniche per stabilire e testare la connessione. 

Poiché la connessione è gestita direttamente dalla piattaforma low-code, i passaggi richiesti sono piuttosto semplici. Dopo aver selezionato il connettoreMendix più adatto alle esigenze del progetto, è sufficiente: 

  • utilizzare il modulo SAP di Mendix 
  • specificare l’URL o l’endpoint di accesso 
  • inserire le credenziali di autenticazione(fornite dal cliente) 
 

Questa configurazione consente di validare la connessione in modo rapido, semplificando le fasi successive di integrazione. 

  1. Definizione e ottimizzazione della logica di integrazione

           Il fatto che la logica dell’integrazione sia già stata definita nei requisiti                                   funzionali permette di ottimizzare i tempi e implementare rapidamente                                   l’integrazione tramite microflow, sfruttando le azioni già pronte messe a                                disposizione da Mendix per interagire con SAP. 

Anche il mapping dei dati, che è un passaggio fondamentale per allineare i dati provenienti da SAP al modello dell’applicazione Mendix, può essere gestito tramite microflow. La conversione tra le due strutture può essere gestita automaticamente dal connettore, ma in caso di esigenze specifiche di trasformazione, i microflow permettono di personalizzare il mapping senza scrivere codice, integrando la logica direttamente nell’automazione dell’integrazione. 

In aggiunta, Mendix offre il Data Mapping Editor, uno strumento visivo che consente di effettuare associazioni più specifiche tra i dati attraverso un’interfaccia intuitiva. 

Come si può vedere, la tecnologia offre grandi potenzialità, ma gli automatismi proposti rischiano di essere inefficaci senza la consapevolezza derivante da una solida preparazione funzionale. 

  1. Verifiche finali 

      Il nostro lavoro non si conclude con l’implementazione della logica                                              dell’integrazione. Ci assicuriamo che il connettore sia configurato in modo                          ottimale, sfruttando gli strumenti disponibili per velocizzare il debugging, gestire            gli errori e testare i dati. Questa fase è essenziale per ridurre il rischio di                                malfunzionamenti in produzione. 

Conclusioni 

L’integrazione con SAP è un processo complesso, e come ben sappiamo, ritardi e mal di testa sono spesso all’ordine del giorno. Tuttavia, affrontare questi progetti con un approccio strutturato e una solida preparazione funzionale può fare la differenza. 

Mettiamo fine all’abuso di Tachipirina ad ogni integrazione con SAP! 

*Articolo a cura di Virginia Lazzari, Business Consultant in WEGG.

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