Uno dei compiti principali dell’IT è assicurarsi che il dialogo tra i dispositivi connessi e i sistemi aziendali non abbia falle che possano minacciare la continuità dell’azienda stessa.
Ma con la transizione senza precedenti che è avvenuta negli ultimi mesi verso modelli di lavoro a distanza, sono emersi nuovi scenari. Pensiamo alla gestione dei BYOD (Bring Your Own Device), ovvero i dispositivi personali dei dipendenti o alla necessità di garantire un supporto operativo anche al di fuori degli ambienti di lavoro tradizionali.
La tipologia di dispositivi che l’azienda deve gestire nel frattempo cresce sempre di più (PC, laptop, smartphone, tablet etc.) e di conseguenza anche i diversi sistemi operativi con cui confrontarsi (Windows 10, macOS, iOS, Android e Chrome OS). Per ciascuno di essi sono previste diverse attività:
● di configurazione, in modo che i device supportino le app e le funzionalità dell’azienda (VPN, impostazioni di posta, aggiornamenti etc.)
● di gestione, monitoraggio e manutenzione, in modo da garantire il loro funzionamento
● di conformità, per impostarli in modo che soddisfino gli standard aziendali per la sicurezza e l’integrità dei dispositivi
Nell’attuale ambiente di lavoro remoto queste sfide si sono amplificate e se non gestite correttamente possono portare a danni che si riversano sull’intera azienda.
Ecco perché siamo andando sempre di più verso il concetto di gestione unificata degli endpoint (Unified Endpoint Management): una singola consolle o un singolo strumento software per gestire tutti i dispositivi aziendali, a prescindere dalla loro tipologia e dal loro sistema operativo.
Unified Endpoint Management (UEM): i trend
Secondo una ricerca IDC, quasi tre quarti (72%) delle aziende statunitensi stanno pilotando o implementando soluzioni UEM, con il 45% delle aziende oltre la fase pilota. È un mercato in crescita e la stessa ricerca ne individua i trend:
● gestione degli endpoint mobili
I device mobili hanno un ruolo sempre più centrale come strumenti di lavoro. Per questo le soluzioni UEM che comprendono funzioni di gestione dei dispositivi mobili saranno privilegiate dal mercato. In questa ottica Ivanti, uno dei leader globali di soluzioni UEM, ha acquisito MobileIron, specializzato nel MDM (Mobile Device Management).
● supporto di dispositivi non aziendali (BYOD)
La portata complessiva di una piattaforma UEM deve essere in grado di includere anche i dispositivi BYOD (ormai presenti nel 90% delle aziende) e applicare con la stessa granularità i criteri di sicurezza e controllo sulle app e sui dati a cui hanno accesso, come se fossero dispositivi aziendali.
● complementarità di servizi e soluzioni IT
Le esigenze del reparto IT sono molteplici e vanno dall’Identity Management al Service, dalla gestione degli asset IT alla sicurezza della rete. Una soluzione UEM che nel suo portafoglio include prodotti, servizi e soluzioni IT complementari in grado di integrarsi facilmente con la sua piattaforma semplifica tempi e costi di implementazione delle varie tecnologie.
● smart working e “spazio di lavoro”
Con l’aumento dello smart working, le aziende sono interessate a un’analisi approfondita dello spazio di lavoro. Una soluzione UEM, che ha un’ampia visione sulle attività degli endpoint e degli utenti finali, può diventare un punto centrale di raccolta dati sul comportamento dei lavoratori, sui modelli di utilizzo dei device e delle app, nonché in generale sulle prestazioni degli strumenti.
Tutte queste informazioni, infatti, possono tornare utili per
una migliore pianificazione. Per questo motivo, quei vendor UEM con
forti capacità di analisi e reporting saranno più competitivi rispetto a quelli che non si concentreranno su questi aspetti.
● cloud, ibrido e legacy
Il cloud è il futuro del mercato UEM perché permette un approccio endpoint moderno e scalabile. Con l’espansione della forza lavoro da casa, sono molte le aziende che stanno accelerando le migrazioni UEM su cloud.
Tramite il cloud, infatti, riescono a gestire gli endpoint ovunque si trovino senza dover allestire e mantenere dei server o delle risorse IT di supporto. Più di un terzo delle aziende aumenterà la spesa per questo tipo di tecnologia nel 2021, secondo la ricerca “COVID-19 Impact on IT Spending Survey”.
Non tutte le organizzazioni però possono portare avanti questo approccio “moderno”. Rientrano in questi casi le realtà che per stringenti motivi di sicurezza (come le banche o gli enti governativi) si appoggiano al cloud ibrido, e quindi con una parte di implementazione in locale, e quelle che usufruiscono di strumenti legacy e quindi con opzioni di configurazione personalizzata la cui replicazione sul cloud è onerosa o non supportata.
Le soluzioni UEM che permettono di gestire in maniera congiunta questi diversi scenari saranno vincenti.
A questi trend principali se ne aggiungono altri, come la capacità di gestire sistemi operativi emergenti come Google Chrome OS (con tutte le transizioni collegate) oppure di settare controlli di accesso condizionali (a quali app un utente può connettersi e sulla base di quali fattori).
Quali vantaggi dell’Unified Endpoint Management per il business?
Finora abbiamo parlato di tematiche che sono strettamente correlate ai compiti dell’IT. Ma perché questo argomento deve diventare di interesse anche per il business? Vediamo i vantaggi:
● Sicurezza e continuità aziendale
Una gestione centralizzata degli endpoint facilita il controllo di tutti i dispositivi, nonché di tutti gli aspetti di sicurezza associati alla gestione di tali dispositivi. Da un’unica consolle, infatti, è possibile monitorarne lo stato, effettuare gli aggiornamenti e coordinare i diversi livelli di accesso.
Si riesce quindi a prevenire situazioni dannose, come la perdita di dati a causa di dispositivi non aggiornati o eventuali malfunzionamenti di sistema, che impattano direttamente sulla continuità e sull’immagine aziendale.
● Riduzione dei costi
Una soluzione UEM libera il personale IT da attività ripetitive e a basso valore aggiunto. Il risparmio di tempo (e la conseguente riduzione dei costi) non incide solamente sul budget. L’IT può supportare meglio il business, concentrandosi su progetti di innovazione e ottimizzazione dei processi tramite la tecnologia.
● Governance del patrimonio IT aziendale
Conoscere in tempo reale lo stato dei dispositivi e l’uso che ne viene fatto aiuta nella pianificazione delle manutenzioni e delle dismissioni, nonché a fare previsioni sugli acquisti futuri. Questo aspetto è di grande supporto nell’allocazione del budget ed evita di trovarsi spese extra inaspettate.
Conclusione
Orientarsi nella “selva” di soluzioni UEM offerte dal mercato non è però facile. Un riferimento è rappresentato dal Magic Quadrant di Gartner, che annualmente definisce il posizionamento dei principali vendor, ma non è sempre sufficiente.
Visti i trend che stanno emergendo, è bene assicurarsi di scegliere la piattaforma che meglio risponde alle esigenze descritte e in questo caso è determinante avvalersi della consulenza di aziende ICT certificate. Nel mercato italiano, WEGG, partner Platinum di Ivanti, è una delle realtà con maggiore esperienza nell’ambito UEM.