Sfide e casi concreti in cui l’AITSM può essere un valore aggiunto per aziende e team IT
Come l’AI può essere un supporto valido ai team IT che si occupano di gestire ed erogare i servizi aziendali per utenti che lavorano sempre di più in modalità ibrida.
Con le aziende che si stanno evolvendo per consentire ad almeno una parte dei dipendenti di lavorare parzialmente o totalmente fuori sede da remoto – secondo una ricerca globale di Ivanti del 2023 si parla del 53% degli impiegati e del 78% dei team IT – i servizi necessari per soddisfare le loro esigenze aumentano in volume e complessità.
Pensiamo alle nuove opzioni tecnologiche per farli accedere ai servizi HR, agli strumenti per il monitoraggio della produttività, al supporto da remoto, alle necessità di accesso alle reti e ai software di lavoro anche da dispositivi personali con nuove variabili legate alla sicurezza da considerare… tutti elementi che aggiungono fattore di stress a team IT già oberati, con condizioni di lavoro ed esperienze non ottimali.
Tutta questa disponibilità “digitale” per quanto riguarda le modalità di richiesta al service desk da parte degli utenti finali – oltre ai canali tradizionali (mail, telefono) ora ci sono portali web, chat, app, assistenti digitali, social – infatti, sta portando i team IT ad avere più lavoro: il 39% dei professionisti IT intervistati da Ivanti riferisce di avere troppi accessi da effettuare, il 47% troppe notifiche digitali e il 42% di doversi barcamenare tra diversi strumenti e piattaforme. Potenzialmente il ticket può arrivare da ovunque.
Paradossalmente l’Everywhere Work ha migliorato la vita lavorativa di molte persone, ma non dei team IT. Per molti di loro il burnout è dietro l’angolo: secondo uno studio globale di Gallup queste figure sembrano essere particolarmente a rischio.
Data la crescente complessità dell’ecosistema IT – e degli strumenti necessari per gestirlo – i lavoratori del settore tecnologico sentono maggiormente la pressione e il 68% dichiara di sentirsi esaurito dal proprio lavoro. Oltretutto la persistente carenza di competenze IT nel mercato, porta a dover stressare le persone già allocate, con la difficoltà a trattenere i talenti.
Con il volume di richieste all’helpdesk in aumento per la crescita di postazioni tecnologiche e la risoluzione dei problemi legate ad esse, una delle sfide maggiori per i team IT dell’assistenza tecnica sembra essere quella delle “attività ripetitive”. Ovvero quella quota di lavoro banale e di routine che devono completare quotidianamente per rispondere a queste richieste.
Teniamo presente che ogni ticket deve essere registrato con una breve descrizione, avere la priorità, essere classificato e assegnato al gruppo appropriato per agire, rispondere, riparare, ripristinare qualunque cosa o fornire nuove attrezzature.
La razionalizzazione di queste procedure è ancora spaventosamente manuale e più il processo è manuale, maggiori sono le possibilità di errori o omissioni: pensiamo a una categorizzazione errata e a quanto intacchi la capacità di monitorare, misurare, riferire su ciò che realmente sta accadendo in un’ottica più ampia. Immaginiamo poi quanto diventi difficile stabilire le priorità.
E anche una volta chiuso il ticket, è difficile imparare da esso: durante il percorso di risoluzione vengono aggiunte note e commenti che restano fini a sé stessi perché non sempre questa conoscenza viene strutturata.
I progressi dell’AI, dell’apprendimento automatico e dell’automazione potrebbero venire in aiuto ai team oberati, attenuando lo stress e migliorando anche l’esperienza dell’utente finale, proprio per la riduzione dei tempi. Da un lato si potrebbe ridurre il volume di ticket grazie all’automazione, dall’altro si potrebbe ridurre le escalation dotando gli analisti di prima linea di una maggiore conoscenza.
Vediamo in che modo.
Ecco alcuni scenari (ma ce ne sono molti altri) in cui l’assistenza tecnica e la gestione dei servizi potrebbero beneficiare dell’Intelligenza Artificiale:
Avere tutto dentro una riga getterebbe le basi per metriche migliori, reporting e pianificazioni più accurate. Se prevediamo poi un risparmio di tempo di 3 minuti a ticket grazie al riepilogo, su 18 ticket al giorno diventano 54 minuti che in base alla dimensione della squadra possono essere 20/40 ore (quindi un FTE).
Con una gestione della conoscenza alimentata dall’Intelligenza Artificiale, le organizzazioni potrebbero scoprire di poter contare su talenti IT con meno esperienza o competenza per gestire domande complesse o sfumate e gli stessi professionisti IT potrebbero interrogarla facilmente in linguaggio naturale per ottenere in cambio risposte formulate in modo chiaro e risolvere i ticket più rapidamente. Inoltre, una buona base di conoscenza pone le premesse per il self-service: gli utenti potrebbero chiedere direttamente cosa serve a loro per ottenere la soluzione.
In WEGG siamo consulenti esperti di processi di Service Management, che supportiamo nella loro definizione e implementazione all’interno della tecnologia grazie alla nostra conoscenza ed esperienza delle best-practices ITIL.
Ogni organizzazione, ogni team ha le sue esigenze che vanno analizzate per identificare il flusso più efficace: l’automazione e l’AI sono l’ultimo step evolutivo in un percorso di brainstorming con i diretti interessati per disegnare ad hoc la tecnologia.
Si parla spesso di stabilire politiche e governance responsabili in materia di AI: questa collaborazione con i team coinvolti nell’erogazione dei servizi nel comprendere la tecnologia, il modo migliore in cui potrebbe essere applicata ai loro ruoli e i vantaggi che porterebbe, portandoli ad essere più rilevanti (e non meno!) in tali ruoli per via del tempo liberato per attività di maggior valore, vince anche eventuali resistenze interne.
Vediamo alcuni esempi concreti di applicazioni AI all’interno della tecnologia Neurons del nostro partner Ivanti:
All’interno della piattaforma di Service Management Ivanti il personale IT potrebbe, inoltre, avvalersi dell’aiuto dell’Intelligenza Artificiale generativa in vari modi:
Per abilitare la forza lavoro da remoto e fornire servizi, c’è un altro aspetto da considerare: servono sistemi altamente integrati e interoperabili. Una delle principali sfide dell’IT rilevate dalla ricerca citata prima è proprio la mancanza di visibilità negli ambiti Inventory e Asset Management e far sì che questi dati siano utili alla gestione.
Senza una conoscenza aggiornata del perimetro e degli asset gestiti e non (come le specifiche tecniche e la garanzia), anche la qualità degli output dell’assistenza non è all’altezza. Spesso manca un’unica fonte di verità, dove siano mappate le relazioni nell’ecosistema tecnologico.
L’AI può migliorare la qualità dei dati grazie a funzionalità AI di normalizzazione. Ad esempio, le intestazioni dei software rilevati dai vari inventari si presentano in molteplici modi e quindi funzionalità NLP che imparano da dizionari applicativi potrebbero uniformare i nomi per evitare duplicazioni nel CMDB.
O ancora, gli algoritmi potrebbero migliorare la velocità di analisi identificando pattern comuni tra i ticket: questo permetterebbe di massimizzare il tempo dei team IT coinvolti. L’AI, infatti, è uno strumento di estrazione che può scoprire schemi e connessioni e quindi potrebbe indicare la strada per migliorare tutta una serie di operazioni, dall’assistenza clienti alle prestazioni del sistema, fino al processo decisionale.
Allo stesso modo, la capacità di analisi rapida dell’AI potrebbe essere utilizzata per regolare in tempo quasi reale le risorse necessarie per soddisfare gli standard di prestazione in modo da stabilire gli acquisti e le assegnazioni di asset. Stabilità e ottimizzazione dei costi sarebbero perfettamente bilanciati.
I casi di applicazione dell’automazione e dell’AI nella gestione dei servizi sono infiniti e scalabili.
L’importante, prima di cimentarsi nell’acquisto di una qualsiasi tecnologia, è avere ben chiaro come questa possa giovare al team IT e quindi prendere parte all’analisi dei processi che dovrebbero essere automatizzati.
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